Cuore ferito

La scorza che il tempo mi intonaca addosso ha la caratteristica di mettermi al riparo dalle ferite che la vita, in tempi diversi, provocava profonde nella mia tenera carne.
Ora, corazzato, va un po' bene tutto. Ci si adatta. La vita porta sempre, come la marea, qualche rifiuto che invece di spiaggiarsi, mi si stampa nel muso. Però ci si abitua.
Forse proprio la corazza che ora, pesantemente, porto addosso è la somma di tante piccole e grandi cicatrici che, con gli anni, si sono solidificate su di me rendendo, di volta in  volta, ogni piccolo dolore più sopportabile.
Ma a quale prezzo, ora, non provo più dolore?
Riesco a percepire dentro di me il freddo cinismo della consapevolezza di avere perso il reale significato di alcune parole. La prima tra queste è struggente.
Come posso, ora, ricordare momenti per me distruttivi senza nemmeno minimamente rivivere la devastazione che, allora, mi aveva pervaso? Cosa sono diventato?

Ricordo il momento, ricordo la situazione, ricordo il cavalletto della vespa che, mentre la sollevavo, andava a sbattere sotto al poggiapiedi con il suo caratteristico tonfo rimbalzato.
Ricordo le lacrime che scorrevano sul mio volto mentre, disperato, ti lasciavo davanti a casa tua tornando, nella notte, verso la mia.
Ricordo il freddo sulla faccia e, soprattutto, ricordo il dolore, lancinante, al cuore. Un dolore talmente intenso da togliere il fiato, talmente profondo da essere irraggiungibile dalle mani che lo avrebbero voluto massaggiare per lenire un po' la sofferenza. Un dolore inesorabile.
Avevo provato in tutti i modi a convincerti che non era la scelta giusta. Che avremmo dovuto stare insieme. Per sempre.
E oggi? Tu chissà dove sei? Chissà se ti chiedi dove sono io? Le cose sono diverse da allora e, volendo, ci metterei poco a ritrovarti: facebook, twitter e chissà cos'altro mi sarebbero certo d'aiuto. Ma a quale pro?
Rivedo la nostra storia come un breve film finito male. Come una profonda ferita che, adesso, mi ha reso più forte grazie ad una spessa cicatrice che, sempre, mi ricorda quanto male ho provato impedendomi, contemporaneamente, di provarne altro.
Non me la sento di ringraziarti per avermi reso più forte.
Non era questo ciò che volevo.
Volevo te. E basta.
E adesso? Adesso non ti voglio più!
Rivorrei invece indietro tutte le mie debolezze, le mie fragilità e soprattutto rivorrei indietro quel dolore, forte, che ora non sono più in grado di provare, ma che mi aveva fatto sentire fortemente VIVO.


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