domenica 20 novembre 2016

Tempo perduto

E' già un po' che sono seduta qui e ancora Giuseppe non si vede. Spero che non gli sia capitato nulla; magari con la bicicletta?! Oppure suo papà ha fatto tardi al lavoro e non ha potuto ancora accompagnarlo con il camioncino. Chissà?! Comunque ho deciso che aspetto ancora un pochino poi me ne vado a trovare Laura che, come tutti i pomeriggi, sarà nel giardino di casa a giocare con le sue pigotte. Piacciono anche a me ma lei esagera. Non ricordo se ho finito i compiti...cosa c'era per domani? Accidenti sono proprio una sbadata ma, meno male, ho segnato sul quaderno tutto quanto.
Oddìo, e adesso questo vecchio cosa vuole. Sta venendo proprio verso di me! meglio fare finta di nulla e guardare da un'altra parte, so benissimo che non bisogna parlare con gli sconosciuti, tanto più se sono dei vecchi bavosi!
«Maria! eccoti finalmente!»
Ommamma ma che...come fa a sapere il mio nome?
«Forza, andiamo a casa»
«Non ci penso proprio a venire a casa con lei, mi lasci in pace o chiamo mio papà!»
«Amore, sono io, Giuseppe! Dài vieni che qui prendi freddo»
Mentre mi dice queste assurde parole allunga una mano per prendere la mia, ma... la mano che gli vedo stringere mi è completamente estranea: è bianca, rugosa e con la pelle talmente delicata da essere quasi trasparente! ma cosa succede? Io sono bella e piccola, non è mia questa mano! mi osservo anche l'altra e la trovo uguale alla prima. Non capisco! possibile che sia stata seduta per così tanto tempo su questa panchina da essere diventata anche io una vecchia? E questo signore, poi? Giuseppe? ma Giuseppe ha dodici anni, come me! Questo è un nonno...
Lui mi guarda e mi sorride benevolo mentre mi posa un braccio intorno alle spalle.
«Non devi preoccuparti, lo so che a volte la tua malattia ti fa questo scherzo e, di una intera vita, prende in prestito gli anni migliori. Ma ci sono io, sarò la tua memoria e sarò molto preciso perchè so come sono andate le cose: io c'ero, accanto a te».